T’avrei lavato i piedi
oppure mi sarei fatta altissima
come i soffitti scavalcati di cieli
come voce in voce si sconquassa
tornando folle ed organando a schiere
come si leva assalto e candore demente
alla colonna che porta la corolla e la maledizione
di Gabriele, che porta un canto ed un profilo
che cade, se scattano vele in mille luoghi
– sentite ruvide come cadono -; anche solo
un Luglio, un insetto che infesta la sala,
solo un assetto, un raduno di teste
e di cosce (la manovra, si sa, della balera),
e la sorte di sapere che creatura
va a mollare che nuca che capelli
va a impigliare, la sorte di ricevere; amore
ti avrei dato la sorte di sorreggere,
perché alla scadenza delle venti
due danze avrei adorato trenta
tre fuochi, perché esiste una Veste
di Pace se su questi soffitti si segna
il decoro invidiato: poi che mossa un’impronta si smodi
ad otto tentacoli poi che ne escano le torture.
Claudia Ruggeri (ma i poeti non muoiono mai)
T’avrei lavato i piedi oppure mi sarei fatta altissima come i soffitti scavalcati di cieli come voce in voce si sconquassa tornando folle ed organando a schiere come si leva assalto e candore demente alla colonna che porta la corolla e la maledizione di Gabriele, che porta un canto ed un profilo che cade, se scattano vele in mille luoghi – sentite ruvide come cadono -; anche solo un Luglio, un insetto che infesta la sala, solo un assetto, un raduno di teste e di cosce (la manovra, si sa, della balera), e la sorte di sapere che creatura va a mollare che nuca che capelli va a impigliare, la sorte di ricevere; amore ti avrei dato la sorte di sorreggere, perché alla scadenza delle venti due danze avrei adorato trenta tre fuochi, perché esiste una Veste di Pace se su questi soffitti si segna il decoro invidiato: poi che mossa un’impronta si smodi ad otto tentacoli poi che ne escano le torture.