Stephane Barbery
Vengono giorni in cui dimentico il mio nome.
Vengono notti minerali la memoria scarmigliata
affonda riemerge lavica e nera
con erbette da pascolo conchiglie e ghiande
poca luce remota – pioggerella di nostalgia.
E finisco in altre epoche. In debito di corpi.
Vengono anni nevi che mi bruciano
sangue che galoppa
e un’occhiata di luna piena dall’altra sponda.
Un contadino alto terragno – di quelli tristi –
con una moglie aureola di spine
sul capo
e l’amore tacito nel petto.
E vaticino il passato
parole mai pronunciate
e dico
Michalis Ganàs