I ragazzi che si amano

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore

Jacques Prèvert

Amanti

Parla terra e benedicimi con ciò che è più ricco
fa’ che il cielo scorra miele dai miei fianchi
severi come montagne
stesi su una valle
scavata dalla bocca della pioggia.

E io sapevo quando entravo in lei che ero
vento forte nella sua cava di foresta
le dita sussurravano suoni
il miele scorreva
dalla coppa spaccata
impalata su una lancia di lingue
sulla punta dei suoi seni sul suo ombelico
e il mio respiro
ululava nei suoi ingressi
da polmoni di dolore.

Avida come gabbiani reali
o un bambino
dondolo sulla terra
avanti e indietro
di nuovo.

Audre Lorde

Non molti muoiono

Non molti muoiono
per una casa
nel deserto
o per un albero rinsecchito.

Non molti muoiono
per cenere
che era fuoco,
per il vino
di un re deposto,
o per celebrare
un generale
di campi bruciati.

Non molti muoiono
per qualcun altro,
quando i semi volano
e in primavera
morte e uccelli
rabbuiano cieli chiari.

No,
non molti.

Thomas Bernhard

Cuore del drago

http://www.ines-scheppach.de/Bilder/Bluten/bluten.html

cuore del drago morso nel fogliame

vai quasi avvolta dalla solitudine di un’onda marina in un
mattino azzurro e pieno di rondini

ti sei vestita per l’appuntamento e io ti porto il frutto
mangiato vivo
mentre è appeso all’arteria dell’albero

vedi, mostra la polpa
viva, mostra l’aperto

cuore del drago, l’emblema splendido del sangue
della terra che è passato per tutti i capillari
per arrivare dentro la tua bocca, o sangue
del mio sangue

Maria Grazia Calandrone

da Marmo

 

e qui dove io sono io non sono
che la pace profonda di me stessa
e non so più che sono
e nemmeno un pensiero che mi venga
in questo luogo astratto della storia
per quanto lieve volli la mia vita
mai quanto volli lieve la mia morte
e ormai che sono qui
io sono quieta
soltanto
a volte
come fosse in sogno
sento due occhi ignoti
entrare
dentro i miei occhi di pietra.

 

Silvia Bre

CAROLINE DE GUNDERODE

 

En nostalgique je vagabondais
par l’infini
C. de G.

La mano dell’innamorata del vento
accarezza il volto dell’assente.
L’allucinata con la sua ”valigia di pelle d’uccello”
fugge da se stessa con un coltello nella memoria.
Quella che fu divorata dallo specchio
entra in un baule di ceneri
e tranquillizza le bestie della dimenticanza.

A Enrique Molina (**)

 

Alejandra Pizarnik

Il contadino parla a Dio

 

 

La mia falce ha mietuto le Tue messi,
il mio sudore ha bagnato le Tue viti,
è sera, accendi le luci delle stelle.

Il mio silenzio ha onorato l’uva e l’erba,
le falci, le botti, la mucca e la cantina,
i miei occhi a Te son ora rivolti.

Il mio aratro ha arato i Tuoi campi,
il Tuo dito ha arato il mio volto,
al mio desco c’è ora un posto che T’attende.

Siedi e dividi la mia cena,
poi riscuoti quel che Ti debbo.
E sia fatta la Tua volontà.

 

Alojz Gradnik

Salvezza


Fugge l’isola
E la fanciulla torna a scalare il vento
e a scoprire la morte dell’uccello profeta
Adesso
è il fuoco sottomesso
Adesso
è la carne
la foglia
la pietra
perduti nella fonte del tormento
come il navigante nell’orrore della civiltà
che purifica la caduta della notte
Adesso
la fanciulla trova la maschera dell’infinito
e abbatte il muro della poesia.

Alejandra Pizarnik

L’aria è piena di grida

Pensi davvero che basti non avere colpe per non essere puniti,
ma tu hai colpe.
L’aria è piena di grida. Sono attaccate ai muri,
basta sfregare leggermente.
Dai mattoni salgono respiri, brandelli di parole.
Ferri di cavalli morti circondano immagini di battaglie
Le trattengono prima che vadano in un futuro senza cornici.

Cosa ci rende tanto crudeli gli uni con gli altri?
Cosa rende alcuni più crudeli di altri?
Le crudeltà subite e poi inghiottite fino a formare una guaina
con aculei sul corpo ferito?
O semplicemente siamo predestinati al male,
e la vita è solo fatta di tregue dove sostiamo
per non odiare e non colpire?

Antonella Anedda

A mio padre

Ti sei lavato, hai indossato abiti intatti,
poi la mente mi slitta ad ogni passo.
Non ho voluto vederti, di certo
ti avranno sdraiato.
Solo vorrei sapere, oppure è un sogno,
che non fu angoscia la tua meticolosa
cura – i documenti posati sulla panca
la sedia che portasti nel giardino, il nodo –
ma un qualche imperscrutabile, ma lieve,
stato. Tutto è con te, segreto.
Forse a spartirne il peso io serbo,
dell’ atto tuo, l’altro versante – il tonfo
della sedia sulla pietra, e la tua assenza
e il dondolio, che cullo, lento, lentissimo
del corpo sotto il pergolato.
*
Ora risorgi. Chiudi un libro. Esci.
Entri nei varchi fra le gocce, nella pioggia.
Quello che deve sopravvivere viva.
Ancora vuoi sapere il capezzolo
dov’ è, dove le carni e quale impresa
prelevi, dove porti, come
venga smaltito questo Sondermùll,
ancora vuoi parlare con l’estroso
chirurgo cucitore, che nei lembi
della pelle ti ha cucito
la discarica all’ anima.
Cristina Alziàti

Non pulite la casa

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non pulite la casa
la casa è per i morti.
camminano a piedi nudi, in silenzio,
e con un occhio solo
vedono tutta l’esistenza
i monti gli alberi
il mare
in cui nuotano i sogni annegati

i morti stanno in un’anticamera,
in attesa su un letto già rifatto
e aspettano, aspettano
che il buio li faccia entrare
attraverso la sua porta scura
e affilano la lama del dolore
per squarciare l’ultimo velo,
per attraversare
l’ultimo giardino

La rosa rampicante

La rosa rampicante, ad esempio, non rispose più
inchiodata dal sole, fiorita di pidocchi;
nemmeno la lumaca passò indenne
sul marciapiede della bignonia in rigoglio,
secca nel prato la rigettò un calcio.
Non salvai nessuno,
la rosa, la lumaca – neppure la lucertola
sgranocchiata impassibile dal gatto –
accolsi quello sterminio di universo angusto;
quando cercai un arcobaleno a forzare i tempi,
aprii l’acqua del giardino in controluce.

Fosca Massucco

A Lou Andreas Salomé

Non posso ricordare. Ma quei momenti
puri dureranno in me come
in fondo a un vaso troppo pieno.
Non penso a te, ma sono per amore tuo
e questo mi dà forza.
Non ti invento nei luoghi
che adesso senza te non hanno senso.
Il tuo non esserci
è già caldo di te, ed è più vero,
più del tuo mancarmi. La nostalgia
spesso non distingue. Perché
cercare allora se il tuo influsso
già sento su di me lieve
come un raggio di luna alla finestra.

Rainer Maria Rilke

Quando

Quando si spegne il tramonto e si accende dentro di noi la vecchia lampada
e tutte le voci mutano dall’ira alla tristezza
e dal sobborgo se ne vanno i fruttivendoli ambulanti,
gli arrotini, le erbivendole, gli ombrellai, allora
dal pozzo della corte escono le lumache
in doppia fila, e sopra i pubblici orinatoi
resta il cielo di un blu profondo, completamente immobile,
inchiodato solo da una stella arrugginita.

Jannis Ritsos

La fine di quest’arte

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Noi che saremo morti eternamente
saremo pure eternamente
stati vivi

Com’è duro salvarti
rinchiuso nella stanza celeste a girare col vento

il buio qui consuma
il suo nero totale ci riporta
vicini al grande giusto del nulla

ma edifico con te quest’atmosfera d’ombra
un aprirsi ogni volta più cieco
mio il ritmo
tuo il vuoto
tu che mi tieni in vita
io che ti tengo

Silvia Bre

Kolmar

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Occupo la neve con una malinconia
che non ha voluto mostrarmi le tracce
di vecchi aghi di pino
infilati in parole come coralli,
sangue duro dolente.
Ma nella mia poesia li ho visti precipitare sul bianco
come un gioiello inatteso,
il rosso staccato nella rigidità d’una smorfia:
non lo volevo come l’ho trovato.
Ora mi metto il vestito da festa
per sfoggiarlo all’alba.
E nei palazzi dalle alte torri
unite, noi due, le rovesceremo di nuovo.
 

Susanna Rafart

Canto

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Noi siamo l’ombra nel calore del giorno

i fiori senza radice nell’aria, la freschezza,

l’acqua sulle foglie prima che la morte, nostro sole,

ed il suo immenso ardore ci abbia bevuti …

figlia della bellezza, il cuore della rosa

e noi siamo una sola cosa

Noi siamo i figli dell’estate, il fiato

della sera, i giorni delle speranze infinite,

il sorriso senza ritorno di chi si è perduto

intravvisto tra le foglie dell’estate …

Quel sole abbiamo in dispregio e la sua ingannevole luce.

Edith Sitwell

 

Schopenhauer

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Oggi mi fa male il polso. Di nuovo.

È che l’occhio si stende nella mano

E la mano traccia il mondo

Ogni volta che apro gli occhi al risveglio.

C’è un giardino, sul retro: la mia fiaba.

E allora non importa se in cucina

Si è spento il fuoco, se l’inverno

Va assalendo i giorni di sorpresa.

Stamane è passato il lattaio

E non gli ho aperto. La stiratrice

Neppure si è fermata. Ora che annotta

Mi racconto quest’alba nel silenzio.

 

 

Roberto Deidier